Come Optit trasforma AI e scienza delle decisioni in valore: intervista a IDA magazine

L’Intelligenza Artificiale e la scienza delle decisioni stanno rivoluzionando settori come energia, logistica ed economia circolare. Tuttavia, il vero valore emerge solo quando la tecnologia incontra la realtà operativa delle aziende.
Nell’ultimo numero di IDA Magazine, il nostro CEO Matteo Pozzi racconta a Raffaele Maccioni il nostro metodo per trasformare la tecnologia in soluzioni applicabili e ad alto impatto.

IDA Magazine è la pubblicazione ufficiale della Decision Science Alliance. La rivista offre approfondimenti, interviste e articoli sulle ultime novità nel campo della scienza delle decisioni, dell’Intelligenza Artificiale e delle tecnologie innovative, presentando trend e best practice.

La rivista completa è consultabile al link https://lnkd.in/d-_BXqcd

Intervista a Matteo Pozzi su IDA Magazine

Raffaele Maccioni – Matteo, grazie per essere qui con noi oggi. Spesso sentiamo parlare di aziende e startup che offrono soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale o su modelli analitici. Tuttavia, questa ampia gamma di offerte può risultare complessa da comprendere per chi le adotta, rendendo difficile individuare la soluzione più adatta. Optit ha profonde radici nell’applicazione di modelli matematici per risolvere problemi aziendali. In base alla tua esperienza, quale consiglio daresti a chi deve orientarsi in questo scenario complesso per prendere decisioni informate?

Grazie mille, Raffaele, per l’invito. È un piacere condividere il nostro punto di vista. Iniziamo presentando Optit e le sue origini. Il nostro percorso è iniziato nel 2007 con una visione chiara: portare i modelli matematici della ricerca operativa nel mondo delle imprese. Fin dall’inizio, ci siamo concentrati non solo sul valore scientifico di ciò che facciamo, ma anche su tutti gli elementi abilitanti necessari affinché la scienza delle decisioni fosse applicabile ai processi aziendali reali.
Ci sono due aspetti fondamentali che ogni fornitore dovrebbe affrontare, indipendentemente dalla specifica soluzione offerta. Il primo è che il modello, per quanto essenziale, da solo non è sufficiente a generare valore. In Optit affrontiamo questa sfida con due scelte organizzative chiave.
La prima è la nostra Software Factory, dedicata alla creazione di piattaforme, applicazioni e soluzioni che incorporano i nostri modelli. L’utente finale interagisce con un’interfaccia, e questa deve essere intuitiva e parlante rispetto ai processi che gestisce quotidianamente. È fondamentale che sia facile da usare, anche per chi non ha competenze specifiche in Intelligenza Artificiale o ricerca operativa. I decisori devono potersi concentrare sul proprio lavoro, non sull’apprendimento di algoritmi complessi.
Il secondo aspetto riguarda il ponte tra tecnologia e organizzazione. Questo significa tradurre i processi reali in termini matematici e analizzare i dati in modo che tecniche avanzate, come il machine learning, possano essere applicate con efficacia. Alla fine, la persona rimane al centro del processo decisionale, supportata da una tecnologia che semplifica ed esalta il suo lavoro.
Ed è qui che entra in gioco il nostro team di consulenti. Accanto ai nostri esperti tecnici, abbiamo professionisti dedicati esclusivamente a comprendere le esigenze dei clienti e a tradurle in soluzioni concrete. I consulenti non si occupano di scrivere codice o sviluppare modelli, ma fungono da collegamento cruciale tra la tecnologia e le persone che la utilizzeranno.

Questo è un punto interessante. Dal tuo punto di vista, perché il ruolo del consulente è così essenziale in progetti di questo tipo?

I consulenti svolgono un ruolo fondamentale perché aiutano a colmare il divario tra soluzioni tecniche e realtà aziendale. Avendo un background nella consulenza manageriale, so quanto sia importante affrontare un progetto con la volontà di imparare.
Quando iniziamo una nuova collaborazione, non siamo necessariamente esperti del settore specifico o delle sfide del cliente. Tuttavia, lavorando a stretto contatto con i loro team interni, catturiamo la loro esperienza e la trasformiamo in modelli matematici e strumenti operativi. Questo richiede non solo competenze tecniche, ma anche la capacità di comunicare efficacemente, garantendo che la conoscenza del cliente sia pienamente riflessa nella soluzione finale.
Un esempio concreto? Uno dei nostri progetti più rilevanti è iniziato con l’ottimizzazione degli impianti di cogenerazione nei sistemi di energia distrettuale. Oggi, stiamo aiutando una grande utility di New York a gestire la transizione verso la decarbonizzazione della rete energetica della città. Per farlo, non bastano strumenti avanzati di Intelligenza Artificiale: è stata necessaria una profonda comprensione delle esigenze operative del cliente.

L’energia è chiaramente un settore chiave per Optit. Diresti che è uno dei principali ambiti su cui vi state concentrando?

Assolutamente. Il settore energetico è diventato un focus primario per noi, e per una buona ragione. Stiamo assistendo a una trasformazione epocale, guidata dall’urgente necessità di decarbonizzare e passare a sistemi energetici sostenibili.
Siamo particolarmente attivi nell’intersezione tra riscaldamento ed elettricità, perché il riscaldamento da solo rappresenta circa la metà dell’energia che utilizziamo ogni giorno. Ottimizzare questi sistemi significa contribuire concretamente a un mondo più sostenibile.
Detto questo, l’energia non è il nostro unico settore di intervento. Abbiamo una forte esperienza anche nella logistica e nell’ottimizzazione della supply chain, così come in progetti di economia circolare, in particolare nella raccolta e gestione dei rifiuti. Il filo conduttore? Utilizzare la scienza delle decisioni per generare impatti concreti e migliorare l’efficienza.

Hai menzionato l’importanza di tradurre le esigenze dei clienti in strumenti concreti. Secondo te, quanto conta la conoscenza dei processi nella creazione di soluzioni efficaci?

È fondamentale. I consulenti devono immergersi nell’ambiente del cliente per capire i dettagli dei suoi processi—dettagli che persino gli utenti finali potrebbero non saper esplicitare completamente.
Mi piace chiamarlo un “esercizio di imitazione”: impariamo le complessità operative del cliente e le traduciamo in soluzioni efficaci e intuitive. Non si tratta solo di costruire il miglior modello matematico, ma di garantire che il modello si integri perfettamente nei processi aziendali e generi valore reale.
Nei nostri progetti energetici, ad esempio, non ci limitiamo a ottimizzare i sistemi in modo astratto. Lavoriamo fianco a fianco con il cliente per comprendere le sue sfide specifiche, dalle normative vigenti alle priorità operative. Questo approccio è ciò che distingue una soluzione davvero efficace da una generica.

Avete ottenuto risultati importanti in settori come l’energia e la logistica. Guardando al futuro, quali sono le vostre prossime sfide?

L’energia rimarrà un focus primario per noi, perché è al centro di una delle trasformazioni più rilevanti del nostro tempo. La decarbonizzazione non è solo una sfida tecnica, ma una sfida sociale, che richiede collaborazione tra industrie e governi.
Allo stesso tempo, continueremo ad espandere il nostro lavoro in logistica, supply chain ed economia circolare. Questi settori offrono opportunità straordinarie per applicare la scienza delle decisioni a problemi concreti, creando soluzioni sostenibili ed efficienti.
Infine, siamo sempre aperti a esplorare progetti “esotici”, ovvero sfide che spingono i confini di ciò che la scienza delle decisioni può realizzare. Per noi, curiosità e innovazione sono sempre al centro del nostro percorso.

Matteo, grazie per aver condiviso le tue esperienze e intuizioni. È davvero stimolante vedere come Optit stia utilizzando la scienza delle decisioni per generare un impatto reale nei diversi settori.
Grazie a te, Raffaele. È stato un piacere discutere di questi temi. Sono orgoglioso di ciò che abbiamo costruito in Optit e sono entusiasta del futuro, mentre continuiamo a innovare e crescere.

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